Sicuri e Informati
E.Coli STEC: Non riguarda solo il settore lattiero-caseario
La Tchavana e Azienda Agricola Bagnod sono impegnate nel monitoraggio continuo delle proprie produzioni per minimizzare i rischi legati alla contaminazione da E.Coli STEC, e invitano consumatori e genitori a consultare le raccomandazioni pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità.
Negli ultimi mesi, i casi di infezioni da E.Coli STEC, legati a latte crudo e derivati, hanno attirato l’attenzione pubblica, in particolare a seguito di episodi che hanno coinvolto bambini piccoli con sintomi variabili da lievi a gravi.
La Tchavana e Azienda Agricola Bagnod da tempo svolgono attività di formazione, monitoraggio delle pratiche di produzione e trasferimento di tecnologie alle aziende partner per limitare al massimo la presenza di questi microorganismi nei loro prodotti a base di latte crudo.
Per una maggiore consapevolezza su questa problematica e sulle precauzioni da adottare, consigliamo di leggere le indicazioni dettagliate fornite dall’Istituto Superiore di
Sanità al seguente link: https://www.iss.it/stec
Segue un breve estratto (non esaustivo) pubblicato dall’ISS:
Gli Escherichia coli (E. coli) sono batteri presenti in natura, negli alimenti e negli intestini di persone e animali. Molti sono innocui, ma alcune varianti, come quelle produttrici della tossina Shiga (STEC), possono provocare gravi malattie.
Gli STEC colonizzano spesso l’intestino di bovini, ovini e caprini e possono contaminare l’ambiente attraverso le loro feci. La trasmissione all’uomo avviene principalmente tramite:
– Carne poco cotta, soprattutto bovina.
– Latte crudo e prodotti derivati non pastorizzati.
– Frutta e verdura crude e non adeguatamente lavate, eventualmente contaminate da acque reflue o agricole.
– Contatto diretto con animali infetti o ambienti da loro frequentati, come fattorie didattiche, agriturismi e zoo didattici.
– Acqua contaminata accidentalmente ingerita (acque ricreative, sorgenti non controllate).
È fondamentale mantenere buone pratiche igieniche e informarsi presso fonti autorevoli per prevenire rischi.

Lattosio: cosa dicono gli studi su Fontina DOP
Il formaggio Fontina DOP, insieme ad altri 24 formaggi DOP italiani è stato oggetto di uno studio condotto dall’azienda ELLEFREE srl di Lucca, ideatrice del Marchio di Certificazione Lfree® per prodotti senza lattosio, basato su uno specifico protocollo composto dal disciplinare tecnico-scientifico e rigidi controlli, ripreso e pubblicato da AILI – Associazione Italiana Latto-Intolleranti.
Al giorno d’oggi, infatti, la presenza o meno di questo zucchero negli alimenti è diventata per il consumatore finale un’informazione di grande interesse.
La Fontina DOP è risultata contenere un residuo di lattosio inferiore al limite di quantificazione (LOQ) di 10 mg/Kg LOQ, al termine della stagionatura prevista, conseguenza naturale del tipico processo di produzione. Contiene galattosio.
Data la variabilità concessa dal disciplinare di produzione, relativamente alle temperature di stagionatura e alla durata della stessa, si ricorda che è necessario per le aziende analizzare i lotti di formaggio, da loro prodotti, per attestarne i valori riportati dallo studio e dichiararne l’assenza di lattosio, potendo poi riportare in etichetta questa importante caratteristica per i latto-intolleranti.